Il re è sempre più nudo. Ovvero chi tocca i fili muore

Il re è sempre più nudo. Ovvero chi tocca i fili muore

Ieri sera su La 7, prima a “In onda di” e poi a “Non è l’Arena”, è andato in onda la demolizione totale della narrazione ufficiale “governativa” della cattura di Matteo Messina Denaro.
Non è poco.

Il tuo libro nel cassetto o il tuo libro in libreria?^

Hai un libro nel cassetto…
Beh forse non é un libro vero e proprio…
Non ancora.
– Le tue poesie
– Una storia che vorresti raccontare
– Il resoconto di un viaggio.
– La storia della tua vita da lasciare a figli e nipoti
– Una ricerca.
– Le tue fotografie…
– La storia di un grande amore…
Vorresti proprio che tutto questo, che conservi gelosamente e che ogni tanto rileggi, diventasse un libro vero e proprio.
Magari un libro di successo.
Perché no?
In poche parole vorresti pubblicarlo ma non sai da dove cominciare.
Hai bisogno di un bravo redattore che metta tutto in ordine, che risolva le questioni redazionali, i titoli, che digitalizzi e corregga tutto in ottimo italiano, che ottimizzi le immagini, la forma, l’impaginazione, che disegni una bella copertina.
Che, magari, ti assista anche nella fase di pubblicazione, della stampa, della presentazione, della promozioni sulla stampa e sul web.
Chissà quanto costa.
E poi, dove trovarlo?
In realtà lo hai già trovato.
Contattaci senza nessun impegno.
Troverai tutte le risposte.
Troverai soprattutto la sorpresa di scoprire che é tutto molto più facile di quanto pensavi.

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Ma non è neanche abbastanza per rimettere in piedi un minimo di speranza di non essere, come italiani, ancora una volta scaraventati in un buco nero di verita’ ufficiali che fanno a pugni con ogni logica razionale e con la coscienza/conoscenza dei fatti che ne hanno i cittadini.
La narrazione ufficiale dell’arresto del mafioso si basava (e continua a basarsi) su due pilastri essenziali:
1) I primo pilastro è che la cattura del latitante, dopo 30 anni, è solo frutto, pulito senza accordi e manovre oscure, del lavoro meticoloso degli apparati statali (polizie e magistratura).
2) Il secondo pilastro è che con la cattura di Matteo Messina Denaro si chiude, con la vittoria schiacciante dello stato, la stagione dei successi della mafia, perlomeno di quella stragista.
Questi due pilastri narrativi cozzano contro ogni logica, contro la storia italiana delle mafie e delle stragi, e, per ultimo si sono venute a schiantare contro le dichiarazioni di due personaggi diversissimi, anzi in netta antitesi tra loro, che ieri sera, ma non solo ieri sera, nelle trasmissioni citate, senza neanche dover faticare granché, hanno provveduto a scardinarle.
Il primo personaggio è tale Salvatore Baiardo, amico e, pare, consigliori della famiglia mafiosa Graviano (due fratelli Graviano sono da anni al 41 bis).
Il Baiardo, più o meno un paio di mesi fa, in una intervista a Giletti, “profetizzò” che il latitante Matteo Messina Denaro essendo molto malato, in seguito ad una trattativa, avrebbe potuto essere catturato, con il dovuto clamore mediatico, come “regalo” per il governo di destra appena insediato. In cambio, da parte del potere politico, poteva esserci qualche ritocchino sull’ergastolo ostativo che attualmente impedisce ai mafiosi di ottenere qualsiasi sconto di pena.
Baiardo, reintervistato da Giletti, ha tenuto a rimarcare, di non essere un profeta e di non avere indovinato nulla. Inoltre di essere molto incazzato per essere chiamato pentito.
Probabilmente ha inteso accreditarsi come latore di una proposta da prendere molto sul serio.
Roberto Scarpinato è un neo senatore della Repubblica italiana, eletto al sud nelle liste dei cinque stelle. Nel pool antimafia di Falcone e Borsellino partecipò da protagonista a tutti i grandi processi di mafia e recupero’ allo stato patrimoni mafiosi per miliardi di euro.
Scarpinato al dibattito sulla fiducia al governo Melini, qualche mese fa, chiese conto al governo di destra delle relazioni, oscure ma dimostrati in diversi processi, che legano protagonisti della destra a personaggi collegati con le mafie, le massonerie, i servizi segreti deviati e con il neofascismo stragista responsabili dei peggiori sfracelli della storia della repubblica.
Nella trasmissione In Onda condotta da Conchita De Gregorio e Davide Parenzo il senatore cinquestelle, con logica inoppugnabile ha messo in luce quanto fosse fragile e inconsistente la narrazione ufficiale della cattura del latitante Matteo Messina Denaro dando modo all’ospite Umberto Galimberti di concludere sottolineando con asprezza: “… o gli apparati dello stato sono incompetenti oppure sono collusi… “
Il tutto sotto lo sguardo sbigottìto di Sorge, abituato da sempre ad ammorbidire e depotenziare ogni attacco al governo, che non sapeva più che pesci pigliare.
È prevedibile che, nei prossimi giorni, il processo di chiarimento vada avanti con inchieste giornalistiche e dibattiti più serrati.
Questo aiuterebbe a guardare con più prudenza e obiettività alla seconda affermazione ufficiale sulla presunta ennesima decisiva vittoria dello stato sulla mafia.
Risulta, infatti, chiaro, anche agli imbecilli, che, se, come pare, la cattura del latitante mafioso, rientra in un gioco, anche solo parzialmente, suggerito e o condiviso se non addirittura “gestito” da ambienti mafiosi o da settori dello stato, più o meno deviati, che di sconfitta vergognosa si tratta e non di vittoria.
Non per niente il Baiardo ha potuto parlare di “regalo”… “preparato da lungo tempo”.
In quest’ottica è logico che i ritrovamenti dei covi e nei covi hanno solo la funzione di specchietto per le allodole.
E, comunque la si guardi, la mafia sembra tutt’altro che sconfitta.
Allora occorre prendere sul serio l’analisi di Scarpinato fatta in parlamento qualche mese fa.
La latitanza e la cattura di Matteo Messina Denaro si colloca, assieme all”accorduni e alle stragi mafiose, tra i misteri che da diversi decenni oscurano, come una cappa tossica, la vita della republica.
Dietro questa nube avvelenata finora ci sono apparsi, strettamente collegati, burattinai massoni piduisti e di servizi segreti alleati (sono loro le menti raffinatissime citate dal giudice Falcone?) che hanno tirato i fili di apparati infedeli dello stato e ambienti piduisti neofascisti e mafiosi che hanno materialmente gestito le fila di veri e propri tentativi di ribaltare lo stato democratico.
A nessuno può sfuggire il fatto che ci possono essere oggi nel governo di destra referenti politici di questi stessi ambienti piduisti, neofascisti e mafiosi.
Questo lo raccontano i processi e le sentenze non lo racconta solo Scarpinato.
Lo racconta per esempio il fatto che in questi giorni è stato condannato per mafia con sentenza definitiva, dopo Dell’Utri, anche uno dei più potenti capi siciliani di Forza Italia, il senatore D’Ali’ che ha fatto per anni il sottosegretario agli interni. Cioè il dirigente massimo degli uomini e delle strutture che la mafia la dovevano combattere.
E’ di questo che deve rispondere la Meloni che legittimamente guida questo governo. Soprattutto se il suo ministro “garantista” della giustizia dichiara di avere intenzione di smantellare preziosi strumenti di indagine come le intercettazioni.
Soprattutto se si parla di modificare l’ergastolo ostativo.
Non di qualche antiquato e folkloristico saluto romano e di volersi fare chiamare signor presidente.
Ma questo non significa forse voler toccare fili molto pericolosi?

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