Come funziona un’economia non-capitalista?

Come funziona un’economia non-capitalista?

Ecco un’altra di quelle domande che richiederebbero come risposta una biblioteca intera. Ovviamente non ho nessuna intenzione di scrivere qualche migliaio di libri e non ne ho neanche il tempo.

Il tuo libro nel cassetto o il tuo libro in libreria?^

Hai un libro nel cassetto…
Beh forse non é un libro vero e proprio…
Non ancora.
– Le tue poesie
– Una storia che vorresti raccontare
– Il resoconto di un viaggio.
– La storia della tua vita da lasciare a figli e nipoti
– Una ricerca.
– Le tue fotografie…
– La storia di un grande amore…
Vorresti proprio che tutto questo, che conservi gelosamente e che ogni tanto rileggi, diventasse un libro vero e proprio.
Magari un libro di successo.
Perché no?
In poche parole vorresti pubblicarlo ma non sai da dove cominciare.
Hai bisogno di un bravo redattore che metta tutto in ordine, che risolva le questioni redazionali, i titoli, che digitalizzi e corregga tutto in ottimo italiano, che ottimizzi le immagini, la forma, l’impaginazione, che disegni una bella copertina.
Che, magari, ti assista anche nella fase di pubblicazione, della stampa, della presentazione, della promozioni sulla stampa e sul web.
Chissà quanto costa.
E poi, dove trovarlo?
In realtà lo hai già trovato.
Contattaci senza nessun impegno.
Troverai tutte le risposte.
Troverai soprattutto la sorpresa di scoprire che é tutto molto più facile di quanto pensavi.

Ecco un’altra di quelle domande che richiederebbero come risposta una biblioteca intera.

Ovviamente non ho nessuna intenzione di scrivere qualche migliaio di libri e non ne ho neanche il tempo.

Per questo non darò una risposta ma farò solo un paio di considerazioni..

Penso che la prima cosa a cambiare in un’economia non capitalista sia la contabilità.

Nel senso che un’economia non fondata sul profitto e sullo scambio utilitaristico mercantile attraverso il denaro non ha bisogno di fare tanti conti.

Anche perché mancando lo stimolo del profitto si tenderà a fare di più e a scambiare di meno mentre nell’economia attuale è esattamente il contrario.

Questo avverrà a livello individuale, a livello di micro comunità e di comunità man mano più grandi.

Penso che un’economia non capitalista promuoverà la formazione dell’homo faber. Ma anche di comunità di piccole dimensioni che tenderanno ad essere autonome.

Anche perché cambieranno i bisogni.

E poi la contabilità, ad ogni livello, tenderà a stabilire solo convenienze e utilità sociali anziché le complesse e folli (tendenze, oscillazioni di mercato, borse, azioni, obbligazioni, interessi, accumulazioni, inflazioni, svalutazioni, rivalutazioni etc etc etc etc).

In quest’ottica sarà considerato stupido e folle produrre banane in Venezuela, trattarle con veleni perché non marciscano e portarle in Italia spandendo per i cieli tonnellate di cherosene inquinante.

Sarà tutto più semplice. In Italia si mangeranno banane provenienti dal mediterraneo, magari dalla Sicilia e dalla Calabria o coltivate in serre sotto casa.

Un’altra cosa che cambierà totalmente sarà la concezione del tempo. Con la produzione capitalistica il tempo è denaro. Ossia si commercia come il denaro. E come il denaro produce denaro. Ma per la maggior parte delle persone ha segno negativo e quindi diventa debito e produce schiavitù. Al debitore viene estorto il suo tempo di vita in cambio di denaro.

Il tempo è denaro. Ma non lo si può accumulare come il denaro. Per questo non basta mai.

Con un sistema produttivo non basato sul profitto e sullo scambio utilitaristico mercantile attraverso il denaro, il tempo sarà vita e quindi gioia, soddisfazione, divertimento, passione, pazienza, lavoro, produzione e anche, probabilmente, dolore e sofferenza.

 

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