La guerra è già scoppiata marco ndiro ndà

La guerra è già scoppiata marco ndiro ndà

Forse non siamo ancora riusciti ad avere piena consapevolezza del momento storico che stiamo attraversando.

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Il tuo libro nel cassetto o il tuo libro in libreria?^

Hai un libro nel cassetto…
Beh forse non é un libro vero e proprio…
Non ancora.
– Le tue poesie
– Una storia che vorresti raccontare
– Il resoconto di un viaggio.
– La storia della tua vita da lasciare a figli e nipoti
– Una ricerca.
– Le tue fotografie…
– La storia di un grande amore…
Vorresti proprio che tutto questo, che conservi gelosamente e che ogni tanto rileggi, diventasse un libro vero e proprio.
Magari un libro di successo.
Perché no?
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Che, magari, ti assista anche nella fase di pubblicazione, della stampa, della presentazione, della promozioni sulla stampa e sul web.
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Mapa del territorio sotto minaccia di invasione russa

Forse non siamo ancora riusciti ad avere piena consapevolezza del momento storico che stiamo attraversando.

Probabilmente la nostra mente rifiuta di prendersi carico di una cosa così enorme e svicola su elementi accessori, su questioni secondarie e, spesso, del tutto fuori luogo.


Quando parliamo di guerra, di questa guerra, stiamo parlando della possibile distruzione del pianeta.

Stiamo parlando del rischio dell’estinzione della specie umana, stiamo parlando del rischio della fine dell’umanità per come l’abbiamo finora conosciuta, stiamo parlando, perlomeno, dello stop allo sviluppo e di una regressione che non riusciremmo a recuperare neanche nel corso di interi secoli.

Se questa guerra sapremo fermarla prima dell’olocausto, parliamo comunque di centinaia di migliaia di vittime innocenti, di dolori, distruzioni e lutti inenarrabili.

Per questo dobbiamo, tutti, aprire i cuori e le menti e non fermarci a baccagliare stupidamente di confini, di fede, di vittorie, di torti e di ragioni, di difesa della patria, di riparazioni a pretesi o reali torti subiti in passato, e neanche di eroismi e follie.

Men che meno possiamo ricondurre le nostre attese, le nostre speranze, i nostri reali bisogni, a quotazioni di borsa, a questioni di petrolio e gas, di percentuali nei sondaggi.

Di queste cose ne terremo conto nelle analisi per capire meglio, per non ripetere errori idioti ma non potranno essere usati come motivazioni per schierarsi o non schierarsi, fare o non fare.

Davvero non possiamo permettercelo.

Veniamo subito al punto senza tergiversare e senza guardare gli antefatti proprio come pretendono i nuovi nazionalisti di destra di centro e soprattutto di sinistra che, d’un balzo, hanno sorpassato a destra, persino i peggiori guerrafondai dei secoli scorsi, e viaggiano spediti e incoscienti verso una luce che non è più il fatidico “sol dell’ avvenire” ma un fungo velenoso che rischia di bruciare il pianeta nella fiammata atomica.

Ecco le quattro pietre miliari del loro ragionamento che pongono alla base delle tragiche scelte che stanno facendo:

1) Tutti gli stati hanno diritto di  entrare in alleanze, anche militari, con chi vogliono, senza dovere chiedere il permesso a nessuno.

2) I confini delle nazioni sono sacri e, per noi occidentali, ed europei, intoccabili. .

3) L’Ucraina ha, di conseguenza, il diritto di fare la guerra per difendersi dall’invasore russo.

4) Noi europei abbiamo il dovere morale di aiutare l0Ucraina a difendersi e scacciare l’invasore. Anche inviando armi. Per adesso.

Sembra un ragionamento che non fa una grinza. Vero?

Di alto livello morale e di una giustezza granitica…

Quindi valido ovunque ed in qualunque tempo.

Certo, come no!

Quindi, tanto per fare un esempio, se il governo italiano dovesse decidere domani di uscire dalla Nato e allearsi con la Cina, non fregherebbe niente a nessuno e nessuno dovrebbe metterci il becco…

Sicuro… Come no!?

Allora perché quando il governo Italiano cercò non di cambiare alleanza militare ma solo di aderire ad una patto commerciale che riteneva vantaggioso (la via della seta), si è scatenato il finimondo?

Facciamo un altro esempio.

Mettiamo che il Messico, che si trova ai confini degli Stati Uniti, così come l’Ucraina si trova ai confini della Russia, stanco di chiedere l’elemosina agli yankee, decida di fare un”alleanza, anche militare con la Russia. Secondo i valori sostenuti da questo mirabile ragionamento neonaazionalista, ne avrebbe pieno diritto.

Ma potrebbe farlo?

E’ pensabile che gli Stati Uniti stiano tranquilli a guardare mentre i russi gli piazzano i missili sotto il sedere?

O, invece scatenerebbero l’inferno?

Nessun dubbio. La risposta è ovvia.

Lo sappiamo già cosa succederebbe.

È un film già visto: “La crisi di Cuba”

Protagonista il presidente Kennedy con la mano sul tasto rosso, pronto a scatenare la guerra nucleare. Comprimario il segretario del PCUS Kruscew che, all’Onu sbatte la scarpa sul tavolo, ma batte in prudente e ragionevole ritirata di fronte al dito puntato sul tasto rosso.

Lo abbiamo anche visto in Cile, in Venezuela, in Libia, in Afganistan…

Inutile andare avanti.

È evidente, alla prova dei fatti, e lo sappiamo tutti da sempre, che il punto 1 è falso. Non è vero che uno stato può scegliere se stare da una parte o dall’altra.

E non è vero quindi che Putin è impazzito. Biden avrebbe identico comportamento, se non peggiore.

Si va beh.

Però  i confini degli stati sono sacri e questo, per noi europei, è un valore insopprimibile. (punto 2)

Certo. Come no!

Ci raccontiamo, da sempre, gli stati come territori delimitati da confini stabiliti, non si sa da chi, una volta per tutte, che racchiudono etnie perfette ed omogenee per lingua, razza, religione usi, etc, ognuno tranquillo e beato nei confini del suo orticello fino a che un cattivissimo Putin non arrivi ad invadere…

Solo che anche questa è una narrazione fasulla.

Una favoletta,.

Una regressione culturale mitizzata che non ha nessuna attinenza con la storia e la realta’ in nessuna parte del mondo.

Men che meno in Europa.

Di quali confini parliamo?

Dei confini tedeschi che negli ultimi due secoli si sono sbrindellatu e ricomposti innumerevoli volte seguendo le vicende delle dinastie che l’hanno dominata e delle guerre imperialistiche che l’hanno dissestata?

Dei confini Italiani costruiti cucendo stati differenti, con le conquiste dei Savoia  e che le due guerre mondiali hanno allargato comprendendo popoli di altre etnie e lingua e poi ri/tagliato ricacciandole via? Parliamo dei confini delle nazioni del Baltico ancora contestati, di quelli polacchi mobili e ondivaghi. Di quelli balcanici ricomposti pochi anni fa con la sanguinosa guerra del Kossovo promossa dalla Nato?

E poi di qual  popoli omogenei parliamo?

Degli spagnoli in guerra interna col popolo basco e in separazione continua con quello catalano? Degli Italiani spaccati tra un nord separatista ed un sud colonizzato? Che ancora fino all’altro ieri doveva guardarsi dal terrorismo sudtirolese? Degli inglesi in guerra da decenni con gli irlandesi e in via di separazione con gli scozzesi? Dei Francesi che governano sull’Alsasia e Lorena di lingua tedesca?

E veniamo all’Ucraina. Di quali confini si parla se è vero come è vero che, nei secoli l’Ucraina è stata disegnata e ridisegnata più e più volte, un po’ più a destra, un po’ più sotto, un po’ più sopra, un po’ più a sinistra  ed il suo attuale territorio è stato, negli anni, in parte Polonia, in parte Russia in parte altro… in relazione alle vicissitudini storico economiche…?

Se c’è una cosa che come europei dovremmo avere imparato, a nostre spese, è proprio la necessità, l’urgenza idi superare il paradigma dei confini.

L’Europa è nata per questo. Gli stati attuali, gli stati del terzo millennio sono già (in parte) un creativo e gioioso miscuglio di razze, lingue, usi, e conoscenza in cui i confini diventano sempre più deboli fino a sparire con la federazione degli stessi.

L’Europa del prossimo futuro, se avremo ancora un futuro, riuscirà davvero ad abbattere i confini oppure non sarà mai nulla di più di un accordo commerciale tra un pugno di riccastri che pretendono di governare il mondo.

E’ questo il valore dei valori, non nuovi confini da difendere con gli orrori e le morti della guerra.

E’ riuscire a trovare una maniera più razionale di organizzarsi in comunità collegate e confederate abbandonando come vecchie inutili ferraglie gli strumenti dei confini, delle liti, delle guerre, dei trattati militari che servono solo a garantire la continuazione di ingiustizie e privilegi di gruppi di potere.

E questo non è solo un problema dell’Europa.

Ma veniamo al terzo punto.

Scontato che Putin ha torto marcio ed è da condannare, a priori e senza riserve, come sono da condannare, a priori e senza riserve, tutti i leaders di tutte le nazioni che si arrogano il diritto di trascinare i loro popoli in guerre sanguinose contro altri popoli, l’Ucraina ha il diritto o no di fare la guerra per scacciare l’invasore e difendere i suoi confini?

E noi Europa, dobbiamo aiutarla senza se e senza ma e dare quello che ci chiede Zeelesky armi, uomini e instaurazione di una no flight zone?

Cominciamo a definire meglio la questione.

1) Nessuno stato, né la Russia di Putin, né l’America di Biden, ha il diritto di invadere e occupare militarmente il territorio di un altra stato. Per nessun motivo o pretesa. Compresa la pretesa di neutralizzare qualcosa o qualcuno e compresa la pretesa di esportare la democrazia.

2) In linea di principio l’Ucraina ha il diritto di fare le sue scelte senza dover chiedere il permesso a nessuno pretendendo il rispetto dell’autodeterminazione da parte di tutti gli stati del mondo.

In linea di principio hanno ugualmente lo stesso diritto le repubbliche del Donbass e la Crimea.

I valori, come le regole, valgono per tutti o non valgono per nessuno.

3) Non si può non tenere conto che questo diritto potenziale assoluto si scontra con la realtà di un mondo diviso in blocchi ed in aree di influenza che pone dei limiti alla sua completa realizzazione. Vale per l’Ucraina, ma, come abbiamo già visto, vale  tantissimi stati del mondo e, di più, per quelli che si trovano nelle aree di confine dei blocchi imperialistici esistenti.

Questo non vuol dire che l’Ucraina non possa e non debba cercare di realizzare le sue aspirazioni.

Ma, per evitare di scatenare il potenziale distruttivo di questi imperialismi è bene che la garanzia di questo diritto, non sia affidata alle armi e al cambio di schieramenti in alleanze militari.

E’ bene che sia il frutto di un percorso, magari lungo e faticoso, ma pacifico.

4) Il diritto dei popoli (di tutti i popoli degli Ucraini, del Donbass, dei Baschi, degli Irlandesi del nord, dei Meridionali italiani, dei nativi Americani) all’autodeterminazione non può prevaricare il diritto della Comunità Umana alla sopravvivenza, quindi, nel caso vi sia il pericolo che il conflitto diventi una guerra totale, deve cedere il passo alla pace e alla ricerca di soluzioni pacifiche.

Mentre rimane giustamente incomprensibile e ingiustificabile l’azione di chi invade con le armi, riesce facile comprendere e a giustificare chi le armi le impugna a difesa dell’invasione.

Ma prima di giustificare qualsiasi azione militare di qualsiasi natura occorre farsi la seguente domanda: Quante vite umane alla fine costerà? Quante distruzioni? Quanto dolore? Quanto odio e per quanti anni? E anche: Quanto peserà sui bambini e sulle generazioni più giovani? Per quanti anni sarà bloccato lo sviluppo della comunità? Chi pagherà? Chi saranno le vittime? Su chi peserà la distruzione e la successiva ricostruzione?

Una risposta sincera a queste domande la dobbiamo fare per questa guerra. Per capire bene anche chi ci guadagna e chi ci rimette.

La risposta la conosciamo già. L’hanno stampata nel nostro cuore e nel nostro cervello le guerre precedenti dici abbiamo ancora terrore e ricordo: saranno i popoli a pagare tutto e saranno le élites (i ricchi quelli che hanno potere) a guadagnarci. E’ stato sempre così.

Ma vediamo nel concreto e per questa guerra.

Non sono un esperto di strategie militari ma ascolto e leggo le opinioni degli esperti (i militari) che, ascoltiamo  e leggiamo sui media e sui social.

Non io ma gli esperti del settore che propongono queste quattro soluzioni possibili:

 

a) Vittoria totale di Putin entro 30-40 giorni e raggiungimento dei suoi obiettivi dichiarati. (demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e costituzione di un nuovo governo che riconosce le repubbliche del Donbass e la Crimea)

Il costo per l’Ucraina è notevole in termini di perdite umane e distruzione di strutture ma ancor più in termini politici, sociali e umani. Putin supera agevolmente le difficoltà e i problemi causati dalle sanzioni. Il popolo russo paga un costo molto alto in termini di crisi economica e arretramento sociale e delle libertà individuali. Anche l’Europa ed in particolare l’Italia pagano un costo notevole sul piano economico. Si profila all’orizzonte un indebolimento dell’Europa e un notevole rafforzamento militare della Germania, una crescita notevole dell’economi statunitense e cinese, un rafforzamento della Nato e della divisione in blocchi del mondo un lungo periodo di instabilità su tutta l’area che si riflette a livello planetario

 

b) Vittoria di Putin dopo guerra relativamente lunga e sanguinosa. Putin raggiunge i suoi obiettivi ma paga un costo notevole. E’ anche possibile per lui un vero e proprio declino. Per l’Ucraina questa soluzione significa la moltiplicazione esponenziale delle perdite umane e delle distruzioni. Il popolo ucraino paga un costo immenso e la stessa eventuale ricostruzione appare lontana e problematica. In tutto il periodo di questa lunga guerra rimane alto il rischio di guerra totale nucleare. Crollo dell’economia in Europa e rafforzamento della Cina in ogni campo. Si rafforza anche nel breve periodo l’economia statunitense e la forza della Nato. L’Europa trainata da una Germania in pieno riarmo si rafforza sul piano militare e politico e nella produzione di tecnologie di base. Crollo delle attività socio culturali in tutto il mondo.

 

c) Putin non riesce a vincere totalmente neanche nel lungo periodo per la presenza di una resistenza che può durare moltissimo (vedi Afganistan). Resta immenso il prezzo pagato dal popolo Ucraino e resta altissimo il rischio di una guerra totale. Probabile crollo di Putin e sostituzione con una specie di governo militare che continua e moltiplica gli sforzi militari. Costo altissimo per il popolo russo in termini di economia, diritti individuali e sociali, cultura, l’economia di guerra creerà ricchezze notevoli. Instabilità politica a livello mondiale. Indebolimento delle democrazie. Crescita dei movimenti pacifisti e delle tensioni sociali a livello planetario-

 

d) Allargamento della guerra e rischio di guerra nucleare totale. Che ve lo dico a fare?

 

e) Pace immediata con ritiro totale di Putin sulla base di un riconoscimento da parte dell’Ucraina dell’autonomia del Donbass e della Crimea e un impegno sulla propria neutralità. Putin potrà esibire una specie di vittoria che è tutta di facciata ma lo cava dall’impaccio. Anche Zelensky potrà esibire una specie di vittoria. In realtà un accordo simile che è quello più probabile perché vantaggioso per tutti, non cambia nulla della situazione di partenza. Stabilizza soltanto una realtà che era presente già al primo giorno del conflitto. In pratica la dimostrazione tangibile della inutilità ed imbecillità della guerra.

In questa ipotesi di soluzione le perdite umane sono già terribili ed anche le distruzioni. Ma tutto può essere recuperato. La stabilizzazione sostanziale dello statu quo e il grave rischio superato con difficoltà possono indirizzare verso una sostanziale accettazione di un mondo multilaterale.

Un mondo molto cambiato dove i problemi restano in gran parte irrisolti. Una Russia che potrebbe interrompere il lento cammino verso l’occidentalizzazione, un’Europa che avrà sempre più tentazioni di riarmo e posizionamento come blocco imperiale. La Nato sempre più attrezzo degli Usa. Una Cina che si rafforza per affrontare essa stessa identici problemi con Taiwan e Hong Kong.

Allo stato appare chiaro che tutte le soluzioni sono sul campo. Con probabilità diverse ma difficili da prevedere.

Nessuna degli esperti mette nel conto l’ipotesi di una vittoria dell’Ucraina che, comunque, per il popolo ucraino arriverebbe dopo un genocidio immenso, distruzioni non valutabili e  crisi economico sociale di proporzioni non quantificabili.

Stando così le cose, risulta chiaro che, comunque, non ci aspetta un domani molto brillante. Che questa situazione, lasciata marcire per anni senza affrontarla, ci mette in una situazione terrificante.

Dobbiamo, comunque fare di tutto, tutti a cominciare dalla Ucraina, per giungere alla soluzione che fa meno danni alla comunità umane, soprattutto ai civili, donne e bambini. Serve, se non per altro, per salvaguardare le possibilità di sopravvivenza dei popoli.

Dobbiamo pure cercare di minimizzare le distruzioni di non interrompere il faticoso cammino di evoluzione che abbiamo intrapreso.

Una no-flight zone porta con quasi matematica certezza ad allargare il conflitto fino a farlo diventare una guerra mondiale anche nucleare.

A chi giova?

Ma anche la sconsiderata fornitura di altre armi, oltre a quelle già abbondantemente fornite da Usa e gran Bretagna agli ucraini non è vantaggiosa per nessuno.

Al massimo favorisce la soluzione B o C. La guerra si allunga ed il popolo ucraino è il primo a soffrire di maggiori lutti e distruzioni.

Una trattativa che porti gli attori ad un tavolo di negoziato con la volontà di concretizzare quello che, proprio per mancanza di trattativa non è stato realizzato è l’unica opzione che può salvare tutto e tutti.

Purchè si faccia in tempo. A partire da oggi stesso.

 

 

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