Così stasera ad otto e mezzo il trio Cacciari, Mieli e Caracciolo ha dovuto convenire, con sofferenza e con un mucchio di distinguo e tante risse, che, per il mondo e anche per il cosiddetto occidente, sarebbe auspicabile, anzi sarebbe una grazia di domineddio, se la guerra d’Ucraina si risolvesse con la restituzione alla Russia della Crimea, la presa d’atto che quelli del Donbass hanno diritto ad autodeterminarsi, e con la demilitarizzazione dell’Ucraina.
In pratica con molto più di quanto, per anni, aveva, ragionevolmente, chiesto Putin.
Molto più di quanto, a detta dei pacifisti, bollati come putiniani, sarebbe bastato, un paio di anni fa, per spegnere sul nascere la guerra ed evitare mezzo milione di morti e distruzioni immani, oltre che l’impoverimento dei popoli europei.
Ma le cucuzze del centrosinistra non sapevano già tutto questo?
Certo che si.
Come sapevano che l’Europa Unita e i singoli stati europei non avevano nessun interesse a rompere i rapporti con la Russia.
Ma sapevano anche, e soprattutto, che il padrone atlantico voleva invece proprio questo.
E hanno pensato pure che il padrone atlantico fosse fortissimo e vincente.
Allora hanno cominciato a dire e a dirsi balle, a raccontare e a raccontarsi bugie e falsità.
La più grossa e megagalattica falsità e’ stata aver raccontato la guerra d’Ucraina come guerra patriottica di liberazione e non guerra per procura e dipingere Zelensky come un patriota aggredito ed il cattivo Putin come aggressore.
Oggi tutti gli ambienti atlantici, cucuzze comprese, devono convenire che gli occidentali, a partire dai cittadini Usa, non hanno nessuna voglia e tantomeno entusiasmo ad andare a combattere nella lontana Ucraina contro il cattivone aggressore Putin. Lo farebbero se i missili di Putin fossero in Messico o in Marocco. Così come lo fanno i giovani russi, anche se molto a malincuore, perché i missili della Nato li hanno in Ucraina che, per loro, è come averli sotto il culo.
Puoi fare tutta la propaganda che vuoi. Poi conta la realtà.
E la realtà è che davanti e attorno alla Russia e al cattivone Putin ci sono paesi e nazioni che fino a due anni fa si presentavano con la faccia pacifica di partners commerciali e poi si sono presentati con la faccia di nemici pieni di basi militari.
E questo farebbe paura a chiunque.
La realtà è che Putin non è, perlomeno per i russi, un tiranno pazzo, ma un capo che sta difendendo la propria terra.
La realtà è che la estrema durezza della guerra e le perdite terribili stanno incrinando le certezze militari degli ucraini.
La realtà è che in questa guerra per procura condotta ancora nella forma convenzionale, la Russia può ancora inviare al massacro milioni di soldati e armamenti proprio perché si sente aggredita, mentre l’Ucraina non ha più uomini e già gli Usa non inviano più armamenti. Da mesi si parla di diserzioni e di coscrizione forzata per una guerra che gli ucraini cominciano a sentire di combattere, almeno al cinquanta per cento, per conto di altri.
La realtà è che, al di là delle dichiarazioni roboanti anche gli stati europei, sderenati dalla crisi e dalle sanzioni, cominciano a fare il braccino corto con la fornitura di armi a gratis.
La realtà è che i russi non hanno e non hanno mai avuto nessuna intenzione, nessun piano o progetto o vocazione, soprattutto nessuna possibilità di “arrivare a Madrid, a Roma, a Parigi se non come turisti.
La realtà è che adesso, anche le cucuzze che hanno ancora un po’ di cervello, si rendono conto che l’unica possibilità di sconfiggere sul piano militare la Russia sarebbe la guerra nucleare globale e quindi la distruzione del pianeta.
Ma che vittoria sarebbe?
Il pianeta vive, o forse sopravvive ancora soltanto, sull’equilibrio del terrore.
Minacciato dalla stupidità militare e da un sistema economico basato proprio sulla guerra e sullo sfruttamento.
L’equilibrio del terrore è un equilibrio instabile e delicatissimo che ognuno di noi, anche le cucuzze innamorate di Renzi e Calenda, ha il compito e la responsabilità di mantenere con ogni sforzo e con ogni mezzo.
Soprattutto cominciando a non raccontare e a non raccontarsi balle.